Siamo presenti, ma non ci siamo più.

Ott 30, 2025 | Giovani e Abitudini

Non riusciamo più a stare fermi due minuti.
Guardiamo lo smartphone 150 volte al giorno.
Riceviamo oltre 100 notifiche.
Passiamo più di 3 ore e mezza sui social.

Il nostro tempo medio di attenzione è 8 secondi.
Nel 2000 era 12.
Oggi un pesce rosso ci batte.

Non è stanchezza. È condizionamento.
Ogni suono, vibrazione o “nuovo contenuto” accende una micro-scarica di piacere.
E noi, senza nemmeno accorgercene, la cerchiamo di nuovo.

Abbiamo confuso l’azione con la reazione.
La velocità con l’intelligenza.
Siamo sempre connessi, ma raramente presenti.

Restare lucidi oggi è come nuotare controcorrente.

Sui social non comunichiamo più: cerchiamo conferme.
Facebook, Instagram, TikTok, LinkedIn…
Tutti parlano, nessuno ascolta.

Ognuno mostra la propria vita, il proprio pensiero, la propria verità.
Ma in realtà nessuno guarda davvero gli altri.
Ognuno è spettatore di sé stesso.

Scrolliamo col pollice mentre la testa è altrove:
nel traffico, a tavola, in riunione, persino quando qualcuno ci parla.

Hai mai provato a dire qualcosa di serio a una persona che tiene gli occhi sullo schermo?
È lì davanti a te, ma mentalmente è da un’altra parte.

Riunioni di tre ore, corsi infiniti, webinar eterni:
la gente è presente, ma solo di corpo.
La mente è su notifiche, chat, mail, feed.

Secondo la Harvard Business Review, dopo 20 minuti l’attenzione crolla.
Dopo 45, il 70% è già fuori.

Eppure continuiamo a riempire le giornate di parole, slide e riunioni che non portano a nulla.
Ore buttate.

Il mondo non ha più tempo da perdere.

Oggi vince chi taglia il superfluo.
Chi arriva al punto.
Chi parla chiaro.

La sintesi non è un dono.
È potere.

Viviamo in cerca di adrenalina.
Serve uno stimolo continuo, un brivido ogni giorno.

Con i soldi funziona allo stesso modo.
Molti investono come scorrono i social:
vedono qualcosa, si emozionano, cliccano, passano oltre.

I più giovani lo fanno apertamente — comprano e vendono sulle app come fosse un gioco.
Ma non sono soli: anche molti adulti controllano il portafoglio ogni giorno come fosse un feed.
Se sale, sorridono.
Se scende, si agitano.
Sempre alla ricerca di una scarica di dopamina.

Solo che investire non è intrattenimento.
Chi cerca emozioni non costruisce nulla di solido.
Gli investimenti veri non danno adrenalina,
danno direzione.

E per avere direzione servono calma, visione e costanza.
Ma oggi restare concentrati è diventato sempre più difficile.

Uno studio dell’American Psychological Association mostra che, dopo un’interruzione, servono in media 23 minuti per ritrovare la piena concentrazione.
Tradotto: ogni distrazione ti fa deragliare.

E se vivi con il telefono in mano, tra notifiche, grafici e aggiornamenti continui, non ti riconnetti mai davvero.
Rimani in superficie, sempre in reazione, mai in visione.

Investire richiede l’opposto:
tempo, pazienza, coerenza.
Non la ricerca di un brivido, ma la capacità di restare fermi mentre tutti si muovono.

Nel mio lavoro lo vedo ogni giorno:
vince chi resta calmo mentre gli altri scorrono.
Chi sceglie invece di reagire.
Chi pensa, filtra e guarda lontano.

Allenare l’attenzione è come investire bene:
non fa rumore, ma fa la differenza.

Perché oggi la vera libertà è scegliere dove mettere la propria attenzione.

“Il capitale più raro non è il denaro.
È l’attenzione.”

 

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vuole smettere di scrollare e tornare a pensare davvero.

 
DISCLAIMER IMPORTANTE
Questa newsletter è un’iniziativa personale e indipendente di Daniele Bianchessi e non rappresenta in alcun modo la posizione della banca mandante. I contenuti hanno scopo informativo e divulgativo e non costituiscono una consulenza finanziaria personalizzata né una raccomandazione di investimento. Ogni decisione deve essere valutata in base alla propria situazione e ai propri obiettivi.
Declino ogni responsabilità per eventuali scelte prese sulla base di questa newsletter. Per una consulenza personalizzata, contattami direttamente.

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